10 Agosto - Transito di SANTA CHIARA D'ASSISI
Chiara nasce da una nobile famiglia nel 1194, da Favarone di Offreduccio
di Bernardino e da Ortolana. La madre, recatasi a pregare alla vigilia
del parto nella Cattedrale di S.Rufino, sentì una voce che le predisse:"Oh, donna, non temere, perchè felicemente partorirai una chiara luce che illuminerà il mondo". La bambina fu chiamata Chiara e battezzata
in quella stessa Chiesa. Si può senza dubbio affermare che una parte
predominante della educazione di questa fanciulla è dovuta proprio alla
Cattedrale di San Rufino, la sua Chiesa, dove poco distante sorgeva la
casa paterna. L'ambiente familiare di Chiara era pervaso da una grande
spiritualità. La madre educò con ogni cura le sue figlie e fu tra quelle
dame che ebbero la grande fortuna di raggiungere la Terra Santa al
seguito dei crociati. L'esperienza della completa rinuncia e delle
predicazioni di San Francesco, la fama delle doti che aveva Chiara per i
suoi concittadini, fecero sì che queste due grandi personalità
s'intendessero perfettamente sul modo di fuggire dal mondo comune e
donarsi completamente alla vita contemplativa. La notte dopo la Domenica delle Palme (18 marzo 1212) accompagnata da Pacifica di Guelfuccio (prima suora dell'ordine), la
giovane si recò di nascosto alla Porziuncola, dove era attesa da
Francesco e dai suoi frati. Qui il Santo la vestì del saio francescano,
le tagliò i capelli consacrandola alla penitenza e la condusse
presso le suore benedettine di S. Paolo a Bastia Umbra, dove il padre
inutilmente tentò di persuaderla a far ritorno a casa. Consigliata da
Francesco si rifugiò allora nella Chiesina di San Damiano che divenne la Casa Madre di tutte le sue consorelle
chiamate dapprima "Povere Dame recluse di San Damiano" e, dopo la morte
della Santa, Clarisse. Qui visse per quarantadue anni, quasi sempre
malata, iniziando alla vita religiosa molte sue amiche e parenti
compresa la madre Ortolana e le sorelle Agnese e Beatrice. Nel 1215
Francesco la nominò badessa e formò una prima regola dell'Ordine che
doveva espandersi per tutta Europa. La grande personalità di Chiara non
passò inosservata agli alti prelati, tanto che il Cardinale Ugolino
(legato pontificio) formulò la prima regola per i successivi monasteri e
più tardi le venne concesso il privilegio della povertà con il quale
Chiara rinunciava ad ogni tipo di possedimento. Nel 1243 durante
un'incursione di milizie saracene nel Monastero di San Damiano, Chiara
scacciò con un atto di coraggio la soldatesca. Durante quella
tempesta, che la Chiesa dovette sostenere al tempo dell'imperatore
Federico in diverse parti del mondo, la val le di Spoleto dovette bere
più volte dal calice dell'ira. Vi erano in essa compagnie di soldati e
battaglioni di arcieri saraceni nume rosi come api, mandati, per ordine
dell'imperatore, a spopolare i villaggi ed espugnare le città. In queste
circostanze il furore ne fece irruzione contro Assisi, città
prediletta del Signore, e già si avvicinava l'esercito alle porte della
città, quando i Saraceni, gente malvagia, assetata del sangue dei cristiani, in cerca di ogni sorta di nefandezza, senza vergogna, giunsero presso San Damiano, dentro i confini del monastero, fino a dentro il chiostro delle vergini. I cuori delle dame si sciolgono dal timore, e le voci tremano dalla paura e portano i loro pianti alla madre, la quale, pur essendo malata, con cuore impavido, ordina
che la conducano alla porta e che la pongano davanti ai nemici,
facendola precedere dalla cassa d'argento racchiusa nell'avorio ove si
conservava con gran de devozione il corpo del Santissimo. Al che, dopo essersi prostrata tutta in preghiera al Signore Cristo suo, tra le lacrime disse: «Ti
fa piacere, o Signore, che le tue ancelle inermi, che ho allevato nel
tuo amore, ora siano con segnate nelle mani dei pagani? Signore ti
prego, custodisci queste tue serve che ora io non posso più custodire». All'improvviso alle sue orecchie risuonò una voce come di bambino, propiziatoria di una nuova grazia: «Io vi custodirò sempre». «E allora mio Signore - riprese - se ti piace, proteggi la città che ci sostenta per amor tuo».
E Cristo a lei: «Sosterrà gravi prove, ma sarà difesa dalla mia
protezione». Allora la vergine, alzando il volto pieno di lacrime,
conforta quel le che piangevano dicendo: «Vi assicuro figliole che non soffrire te alcun male. Soltanto abbiate fede in Cristo».
E non c'è molto da attendere: subito l'audacia di quei cani, respinta,
si acquieta e, superando quegli stessi muri su cui erano saliti, se ne
vanno in fretta, spinti dalla forza della sua preghiera. Subito Chiara
ordina con cura a quelle che avevano udito quella voce predetta:
«Guardatevi in ogni modo, carissime figlie, di non riferire a nessuno
quel la voce, finché io sarò in vita». La fermezza di carattere, la
dolcezza del suo animo, il modo di governare la sua comunità con la
massima carità e avvedutezza, le procurarono la stima dei Papi che
vollero persino recarsi a visitarla. La morte di San Francesco e le
notizie che vari monasteri accettavano possessi e rendite amareggiarono e
allarmarono la Santa che sempre più malata volle salvare fino
all'ultimo la povertà per il suo convento componendo una Regola (simile a
quella dei Frati Minori) approvata poi dal Cardinale Rainaldo (futuro
papa Alessandro IV) nel 1252 e alla vigilia
della sua morte da Innocenzo IV, recatosi a S. Damiano per portarle la
benedizione e consegnarle la bolla papale che confermava la su a regola;
il giorno dopo (11 agosto 1253) Chiara muore, officiata dal Papa che
volle cantare per lei non l'ufficio dei morti, ma quello festivo delle
vergini. Il suo corpo venne sepolto a San Giorgio in
attesa di innalzare la chiesa che porta il suo nome. Nonostante
l'intenzione di Innocenzo IV fosse quella di canonizzarla subito dopo la
morte, si giunse alla bolla di canonizzazione nell'autunno del 1255,
dopo averne seguito tutte le formalità, per mezzo di Alessandro IV.