BEATO ANGELO D'ACRI - Frate cappuccino (Acri, 19 ottobre 1669 - 30 ottobre 1739)
Era il 19 ottobre 1669, quando in Acri, nasceva Lucantonio
Falcone, il futuro Beato Angelo, Missionario della sua terra e genuina
gloria dei Cappuccini. La sua vita fu un vero poema di luce
santa, di amore apostolico, di gloria taumaturgica. La sua vita
complessa e combattuta affascina, incanta, seduce. Papà Francesco e
mamma Diana erano poveri di risorse
economiche ma ricchi di virtù. Rimasto orfano del padre in età
adolescenziale, la giovane madre, con bontà ammirevole, testimonianza
esemplare di instancabile laboriosità, si accinse a portare avanti il
delicato e difficile compito, il suo essere madre-vedova. Un giorno
ella, di ritorno dalla Chiesa, vide tanta luce nella stanza. La sua
creatura, era in ginocchio e, dal quadro della Vergine, partivano
luminosi raggi che la investivano e ne avvolgevano la testina come
un'aureola. Di sicuro subito capì e subito pensò…che quel figlio.. "era stato chiamato a compiere qualcosa di grande".
Col crescere degli anni, il vispo e bel ragazzo, maturava sempre di più
la vocazione religiosa. Allo scoccare del 19° anno, l'età dei grandi e
prepotenti richiami della sessualità, entrò in convento,desideroso di
tagliare per sempre quel filo che lo legava al mondo. Nel nuovo stato di
vita era tutto occhi a terra, mani alla corona, cuore al cielo. Ma,
quando meno se lo aspettava sopraggiungeva il diavolo a tentarlo e a
suggestionarlo al punto tale, da indurlo a far ritorno in famiglia. Il
suo caro sogno sembrava svanito, nonostante le suggestioni però,
nonostante il rientro in famiglia, il mondo non lo appagava… Solo Dio
non gli uomini, poteva conoscere l'intensità e la profondità di quel
martirio, di quella giovinezza tormentata. Mentre si recava al convento
di Belvedere M., dietro autorizzazione speciale dei Superiori
Cappuccini, si imbatté in un incontro con un arruffato mastino che con
quel suo abbaiare furioso, altro non voleva se non, tentare nuovamente
di distoglierlo dalla sua vocazione. Il santo giovane però, non più
novizio a siffatti inganni, affrontò il bilioso bestione gridandogli: "Malvagia bestia, va via! Ritorna al tuo inferno!".
Sull'istante il cane scomparve ed egli continuò il suo cammino lungo la
strada per Belvedere. Timido e commosso per la vergogna, bussò al
convento e gli si aprì la porta del noviziato. (Nuovamente crisi ed
abbandono del luogo formativo: seconda edizione vocazionale negativa,
nonostante le fervorose preghiere e le aspre penitenze. Il mondo non lo
accontentava, non poteva accontentarlo. I disegni di Dio su di Lui erano
misteriosi ed aperti ad ogni sorpresa umana.)
Ancora una volta dunque, fece ritorno al noviziato, e non mancò qualche frate bontempone che con estrema leggerezza gli appioppò l'epiteto di "novizio pendolare". Il 12 novembre 1690, con esultanza senza pari, indossò il santo abito e ricevette il nome di frate Angelo. Il maligno continuò a cospirare contro di lui: le tentazioni lo assalirono con più forza di prima, ma egli resistette. Un giorno nella lotta con il male, stava quasi per essere sopraffatto, si buttò allora ai piedi del Crocefisso e così lo invocò: "Signore Gesù, io non ne posso più. Soccorrimi oppure fammi morire". Povero giovane che lottava per arrivare dal pelago alla riva, per non essere sommerso dalle furiose onde! La risposta: "Cammina sulle orme di Bernardo da Corleone", o meglio, la stessa che fu data da Gesù, secoli prima, all'Apostolo Paolo: "Ti basta la mia grazia. La mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza". Iddio, si sa, non manda mai prove superiori alle nostre debolezze. Per umiltà aveva deciso di rimanere fratello, di non essere sacerdote. Non così la pensavano i Superiori, espressione della volontà di Dio: "Sarai sacerdote", e fu sacerdote: 10 aprile 1700. Non sarebbe dovuto diventare un dottore della Chiesa, bastava essere santo. La predicazione divenne, ben presto, il principale campo di lavoro. Anche la sua vita di predicatore fu del tutto priva di successo all'inizio, per non dire, decisamente umiliante. Il montanaro di nascita e di educazione incomincia la sua attività di predicatore, in San Giorgio Albanese. Sul più bello delle tre prediche serali, mandate a memoria, con sua grande confusione, perde il filo delle prediche e non riesce ad andare avanti. E' costretto a raggiungere la sede. Nel silenzio del convento si mortifica, piange e supplica umilmente il Signore, di manifestargli la sua santa volontà. E la risposta viene: "Non temere: ti darò il dono della predicazione e benedirò le tue fatiche. D'ora in poi predica in forma semplice e popolare, che capiscano tutti". Da allora divenne il grande missionario dell'Italia meridionale e lo sarà per quasi quarant'anni. Alle sue infocate parole, alla luce dei suoi esempi, i buoni diventavano più buoni ed i cattivi si convertivano: fu una vera resurrezione spirituale. Non aveva più bisogno dei manoscritti, elaborati secondo l'oratoria pomposa e roboante del tempo, perciò li bruciò. E' bene ricordare, tuttavia, che il suo esempio trascinava più delle prediche.
Era venerato da tutti, il Cappuccino non apparteneva al Convento, ma tutto intero ai suoi conterranei. Quasi sempre le sue fatiche missionarie furono costellate dal dono dei miracoli, quali: profezie, estasi, bilocazioni, guarigioni. Consumato dalle fatiche e dall'amore di Cristo Crocefisso e maturo per il Cielo, il 30 ottobre 1739 concluse il suo corso di mirabile vita terrena nella città natale. Aveva 70 anni e 11 giorni. Papa Leone XII° il 18 dicembre 1825 lo proclamò Beato nella Basilica di San Pietro, in Roma. Anche dopo la morte molti miracoli e grazie si attribuiscono alla sua intercessione. Oggi, la Basilica del Beato Angelo è meta di numerosi pellegrinaggi. Il suo corpo ricomposto è oggetto di quotidiana venerazione. Gli innumerevoli devoti ne attendono la Santificazione.
Preghiera per la Canonizzazione
"O Gesù, che hai promessoai tuoi fedeli seguaciil centuplo su questa terrae lo splendore eterno in cielo,umilmente Ti invochiamo:dona al tuo servo, Angelo d'Acri,insigne per virtù e per opere,la suprema glorificazione. A gloria del tuo nomee per la nostra edificazione!Amen"
Ancora una volta dunque, fece ritorno al noviziato, e non mancò qualche frate bontempone che con estrema leggerezza gli appioppò l'epiteto di "novizio pendolare". Il 12 novembre 1690, con esultanza senza pari, indossò il santo abito e ricevette il nome di frate Angelo. Il maligno continuò a cospirare contro di lui: le tentazioni lo assalirono con più forza di prima, ma egli resistette. Un giorno nella lotta con il male, stava quasi per essere sopraffatto, si buttò allora ai piedi del Crocefisso e così lo invocò: "Signore Gesù, io non ne posso più. Soccorrimi oppure fammi morire". Povero giovane che lottava per arrivare dal pelago alla riva, per non essere sommerso dalle furiose onde! La risposta: "Cammina sulle orme di Bernardo da Corleone", o meglio, la stessa che fu data da Gesù, secoli prima, all'Apostolo Paolo: "Ti basta la mia grazia. La mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza". Iddio, si sa, non manda mai prove superiori alle nostre debolezze. Per umiltà aveva deciso di rimanere fratello, di non essere sacerdote. Non così la pensavano i Superiori, espressione della volontà di Dio: "Sarai sacerdote", e fu sacerdote: 10 aprile 1700. Non sarebbe dovuto diventare un dottore della Chiesa, bastava essere santo. La predicazione divenne, ben presto, il principale campo di lavoro. Anche la sua vita di predicatore fu del tutto priva di successo all'inizio, per non dire, decisamente umiliante. Il montanaro di nascita e di educazione incomincia la sua attività di predicatore, in San Giorgio Albanese. Sul più bello delle tre prediche serali, mandate a memoria, con sua grande confusione, perde il filo delle prediche e non riesce ad andare avanti. E' costretto a raggiungere la sede. Nel silenzio del convento si mortifica, piange e supplica umilmente il Signore, di manifestargli la sua santa volontà. E la risposta viene: "Non temere: ti darò il dono della predicazione e benedirò le tue fatiche. D'ora in poi predica in forma semplice e popolare, che capiscano tutti". Da allora divenne il grande missionario dell'Italia meridionale e lo sarà per quasi quarant'anni. Alle sue infocate parole, alla luce dei suoi esempi, i buoni diventavano più buoni ed i cattivi si convertivano: fu una vera resurrezione spirituale. Non aveva più bisogno dei manoscritti, elaborati secondo l'oratoria pomposa e roboante del tempo, perciò li bruciò. E' bene ricordare, tuttavia, che il suo esempio trascinava più delle prediche.
Era venerato da tutti, il Cappuccino non apparteneva al Convento, ma tutto intero ai suoi conterranei. Quasi sempre le sue fatiche missionarie furono costellate dal dono dei miracoli, quali: profezie, estasi, bilocazioni, guarigioni. Consumato dalle fatiche e dall'amore di Cristo Crocefisso e maturo per il Cielo, il 30 ottobre 1739 concluse il suo corso di mirabile vita terrena nella città natale. Aveva 70 anni e 11 giorni. Papa Leone XII° il 18 dicembre 1825 lo proclamò Beato nella Basilica di San Pietro, in Roma. Anche dopo la morte molti miracoli e grazie si attribuiscono alla sua intercessione. Oggi, la Basilica del Beato Angelo è meta di numerosi pellegrinaggi. Il suo corpo ricomposto è oggetto di quotidiana venerazione. Gli innumerevoli devoti ne attendono la Santificazione.
Preghiera per la Canonizzazione
"O Gesù, che hai promessoai tuoi fedeli seguaciil centuplo su questa terrae lo splendore eterno in cielo,umilmente Ti invochiamo:dona al tuo servo, Angelo d'Acri,insigne per virtù e per opere,la suprema glorificazione. A gloria del tuo nomee per la nostra edificazione!Amen"