16 Maggio 2011 - Sorella Morte chiama a sè Padre Gianfrancesco Scerbo
Nitido nella mia mente, il primo giorno in cui celebrò la Santa Messa
nella chiesa di San Francesco di Paola, qui a Terranova da Sibari. Da
molto tempo ero alla ricerca di un padre spirituale, ma non riuscivo a
trovarlo. Durante la celebrazione della Santa Messa, i nostri sguardi
s’incrociarono e subito nacque tra di noi una profonda amicizia, che sono
certo non avrà mai fine. Uomo mite, onesto, semplice, umile, pieno di
calore umano e divino. Mai invadente o appariscente, sempre alla ricerca
della profonda interiorità umana e ricco di infinita solidarietà
cristiana. Questo era Padre Gianfranco.
Ho avuto, indegnamente, la grazia e il privilegio di stargli vicino per tutto il tempo della sua missione terranovese: ancora oggi mi chiedo cosa abbia trovato in me, povero peccatore. Sei anni sono lunghi e i ricordi sono tanti e non basterebbe un libro di migliaia di pagine per scrivere di lui e di tutto il bene che questo umile servo di Dio ha compiuto per amore di Cristo, sua e nostra meta. Padre Gianfranco ha avuto il grande dono di saper ascoltare con infinita pazienza, chiunque abbia bussato alla sua porta senza fare distinzioni o preferenze: tutti tornavano a casa ricchi di pace, conforto e ristoro dell’anima. Quando entrava in una casa di un conoscente, di un amico, lo faceva sempre in punta di piedi e con la massima discrezione. Tutti noi abbiamo trovato in lui un santo che dal cielo ci assiste, ci benedice e ci protegge e farà molto rumore in Paradiso più di quanto ne abbia fatto sulla terra; tutto ciò grazie alla sua umiltà.
Vorrei raccontare una mia testimonianza e due dei tanti episodi che hanno radicalmente spalancato la mia vita a Cristo Gesù. Quando Padre Gianfranco venne a Terranova, io mi sentivo come terra riarsa bruciata dal sole cocente. Lui subito capì questo mio stato d’animo e come solo un buon padre sa fare, si prese cura di me e mi riportò alla luce, quella vera, e mi predisse cose importanti per il mio futuro. Concluso il suo apostolato a Terranova, partì per Siderno e in breve tempo quella terra fu ricoperta di pioggia che fece germogliare ciò che Padre Gianfranco aveva predetto molto tempo prima.
Una sera Anghel Jonel giovane ragazzo rumeno venuto nel nostro paese in cerca di fortuna, improvvisamente fu sbattuto fuori di casa. Insieme andammo da Padre Gianfranco il quale subito si adoperò per trovare una soluzione. Infatti andammo in un agriturismo della zona e li Anghel soggiornò a spese del Padre fino a quando un benefattore mise a disposizione a titolo gratuito una casa in cui il ragazzo visse dignitosamente durante la sua permanenza italiana fino a quando appunto non tornò in patria. Dopo tre mesi dalla sua partenza, con grande sorpresa, dalla Romania arrivò una gigantesca tela rappresentante Gesù in compagnia di due discepoli. La tela era stata dipinta personalmente da Anghel per ringraziare Padre Gianfranco per tutto il bene ricevuto.
Durante le nostre lunghe passeggiate mi ripeteva spesso: “ricordati, Peppino, che il segreto per amare il Signore è amare per primi e nella diversità!” Un giorno eravamo in auto insieme; in quel periodo ero triste per il grave torto subito ingiustamente da una persona. A Lui, che era a conoscenza di quest’episodio, chiesi chi tra me e l’altro doveva fare il primo passo. Padre Gianfranco mi guardò con dolcezza e serenamente disse: “colui tra di voi che più ama il Signore.”
Questa risposta non mi fece chiudere occhio e passai la notte in bianco, ma al mattino seguente capii quella frase, infatti solo Dio sa quanti benefici hanno prodotto quelle parole…
Caro Padre Gianfranco ora che sei nell’alto dei cieli, prega Gesù per noi e mandaci lo spirito della consolazione perché grande è la tua mancanza fisica. I tuoi insegnamenti e il tuo credo, “amare per primi e nella diversità”, sono sempre vivi e custoditi nei cuoi dei tuoi figli spirituali: noi cercheremo con tutte le nostre forze di farne tesoro e di non deludere te e Gesù nostro creatore.
Uniti spiritualmente e nella preghiera, arrivederci in Paradiso.
Giuseppe Corigliano
Ho avuto, indegnamente, la grazia e il privilegio di stargli vicino per tutto il tempo della sua missione terranovese: ancora oggi mi chiedo cosa abbia trovato in me, povero peccatore. Sei anni sono lunghi e i ricordi sono tanti e non basterebbe un libro di migliaia di pagine per scrivere di lui e di tutto il bene che questo umile servo di Dio ha compiuto per amore di Cristo, sua e nostra meta. Padre Gianfranco ha avuto il grande dono di saper ascoltare con infinita pazienza, chiunque abbia bussato alla sua porta senza fare distinzioni o preferenze: tutti tornavano a casa ricchi di pace, conforto e ristoro dell’anima. Quando entrava in una casa di un conoscente, di un amico, lo faceva sempre in punta di piedi e con la massima discrezione. Tutti noi abbiamo trovato in lui un santo che dal cielo ci assiste, ci benedice e ci protegge e farà molto rumore in Paradiso più di quanto ne abbia fatto sulla terra; tutto ciò grazie alla sua umiltà.
Vorrei raccontare una mia testimonianza e due dei tanti episodi che hanno radicalmente spalancato la mia vita a Cristo Gesù. Quando Padre Gianfranco venne a Terranova, io mi sentivo come terra riarsa bruciata dal sole cocente. Lui subito capì questo mio stato d’animo e come solo un buon padre sa fare, si prese cura di me e mi riportò alla luce, quella vera, e mi predisse cose importanti per il mio futuro. Concluso il suo apostolato a Terranova, partì per Siderno e in breve tempo quella terra fu ricoperta di pioggia che fece germogliare ciò che Padre Gianfranco aveva predetto molto tempo prima.
Una sera Anghel Jonel giovane ragazzo rumeno venuto nel nostro paese in cerca di fortuna, improvvisamente fu sbattuto fuori di casa. Insieme andammo da Padre Gianfranco il quale subito si adoperò per trovare una soluzione. Infatti andammo in un agriturismo della zona e li Anghel soggiornò a spese del Padre fino a quando un benefattore mise a disposizione a titolo gratuito una casa in cui il ragazzo visse dignitosamente durante la sua permanenza italiana fino a quando appunto non tornò in patria. Dopo tre mesi dalla sua partenza, con grande sorpresa, dalla Romania arrivò una gigantesca tela rappresentante Gesù in compagnia di due discepoli. La tela era stata dipinta personalmente da Anghel per ringraziare Padre Gianfranco per tutto il bene ricevuto.
Durante le nostre lunghe passeggiate mi ripeteva spesso: “ricordati, Peppino, che il segreto per amare il Signore è amare per primi e nella diversità!” Un giorno eravamo in auto insieme; in quel periodo ero triste per il grave torto subito ingiustamente da una persona. A Lui, che era a conoscenza di quest’episodio, chiesi chi tra me e l’altro doveva fare il primo passo. Padre Gianfranco mi guardò con dolcezza e serenamente disse: “colui tra di voi che più ama il Signore.”
Questa risposta non mi fece chiudere occhio e passai la notte in bianco, ma al mattino seguente capii quella frase, infatti solo Dio sa quanti benefici hanno prodotto quelle parole…
Caro Padre Gianfranco ora che sei nell’alto dei cieli, prega Gesù per noi e mandaci lo spirito della consolazione perché grande è la tua mancanza fisica. I tuoi insegnamenti e il tuo credo, “amare per primi e nella diversità”, sono sempre vivi e custoditi nei cuoi dei tuoi figli spirituali: noi cercheremo con tutte le nostre forze di farne tesoro e di non deludere te e Gesù nostro creatore.
Uniti spiritualmente e nella preghiera, arrivederci in Paradiso.
Giuseppe Corigliano